Rapporto Coop 2022: un anno davvero difficile per la grande distribuzione
Il 2022 potrebbe essere l’anno più difficile della storia della grande distribuzione organizzata in Italia. È quanto ipotizza il “Rapporto Coop 2022 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani” redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Nomisma Energia, Npd.
Se da un lato le imprese retail devono fare i conti con l’eccezionale rincaro dei listini industriali e l’esplosione del caro energia, dall’altro, infatti, devono anche misurarsi con le difficoltà della domanda finale e la necessità di attutire l’effetto sulla capacità di acquisto del consumatore.
Ad oggi, infatti, i prezzi dei beni alimentari venduti dall’industria alle catene della Gdo sono cresciuti del 15% rispetto allo scorso anno, mentre l’inflazione alla vendita nello stesso periodo ha fatto segnare un valore di poco superiore al +9%. E a schizzare in alto sono soprattutto i prezzi all’acquisto dei prodotti basici, così l’olio di semi segna un +40,9%, quello di oliva un +33,1% e ancora la pasta.
Contemporaneamente, dopo lo tsunami energia che si è abbattuto anche sulla grande distribuzione, i costi energetici che nel 2019 valevano l’1,7% del fatturato sulla base dei futures sull’energia si moltiplicheranno almeno per tre volte raggiungendo nel 2022 una incidenza del 4,7% e del 5,2% nel 2023.
Questo drammatico incremento dei costi è tanto più preoccupante se si considera poi che il retail alimentare è un settore strutturalmente a bassa redditività, dove piccole variazioni dei margini possono seriamente compromettere la tenuta dei conti economici. Basti qui ricordare che il Valore Aggiunto trattenuto in media dalle imprese della Gdo nel 2021 è stato pari a 14,7%, l’Ebitda del 5,3% e l’Ebit del 2,6%. Allo stesso modo ogni 100 euro spesi dal consumatore l’utile netto per i retailer è stato appena superiore ad 1,5 euro.
Per il resto, seppur il 2022 registra per la Gdo un lieve ritorno alle espansioni delle superfici, per lo più a discapito dei punti vendita di prossimità, è il discount a registrare ancora una volta la maggiore crescita mentre prosegue il declino del formato dell’ipermercato. E l’e-grocery che sembra aver perso quella spinta propulsiva, peraltro drogata dal lockdown, si mantiene su quote molto basse soprattutto se paragonate al resto d’Europa; nel 2021 si attesta su un 2,9% con previsioni 2030 che non superano il 6% a fronte di ben altro dinamismo in casa degli inglesi o dei francesi.
“E’ una partita decisiva quella che ci accingiamo a giocare in un anno che ha segnato la fine di molte certezze e la comparsa di più di un’occasione di inquietudine con cui facciamo i conti sia personalmente che come dirigenti di cooperativa. Nessuno di noi credo a inizio 2022 avrebbe potuto prevedere una situazione di tale complessità peraltro non solo destinata a durare, ma con buone probabilità a accentuarsi- commenta Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia – E’ questo anche il tempo della responsabilità che come Coop abbiamo nei confronti dei nostri dipendenti, delle famiglie di soci e consumatori con cui quotidianamente ci interfacciamo. Noi di Coop abbiamo fatto una scelta di posizionamento proprio nel 2020 nell’anno della pandemia, l’abbiamo annunciata a maggio scorso e la stiamo attuando, pensiamo sia una scelta importante e vincente che si basa sul nostro prodotto a marchio: la migliore integrazione fra i valori di Coop, la sostenibilità e la convenienza. Sarà stata anche una scelta temeraria secondo alcuni, ma nata da dati oggettivi che il Rapporto Coop 2022 conferma a partire dall’avanzata dei discount, dalla perdita di attrattività e di quote di vendita delle marche e dai bisogni delle famiglie sia di concretezza che di innovazione. Il Rapporto Coop ci dice anche che forse per la prima volta da tanti anni proprio al cibo gli italiani assegnano un ruolo fondamentale e non sacrificabile nemmeno nei momenti di difficoltà economica e noi che siamo tra i più grandi distributori e produttori di cibo non possiamo che rispondere a questa domanda allargando ulteriormente la nostra offerta in termini di estensività e profondità anche in termini di posizionamento di prezzo, così da coprire tutte le esigenze, finanche le più semplici”.
“Lo scenario delineato nel Rapporto 2022 ci restituisce l’immagine di un’Italia chiamata a affrontare sfide molto impegnative e che prendono il via da fattori economici e sociali assolutamente inusuali – sottolinea Marco Pedroni Presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop – Dopo trent’anni è tornato il carovita con un’inflazione alta che non si vedeva dagli anni Ottanta; per molti consumatori e molte imprese è una situazione del tutto sconosciuta. Parimenti i salari rimangono congelati e colpisce nel Rapporto la divaricazione che si accentua fra una parte crescente del Paese che rimane fragile e le classi più agiate. Le cooperative di consumatori hanno per loro natura il dovere di essere un presidio di garanzia di qualità a prezzi convenienti per tutti gli italiani, qualunque sia la loro condizione sociale. E’ evidente che la missione è sempre più complessa, visti gli effetti provocati prima dalla pandemia, poi dalla guerra con le sue ripercussioni sul costo dell’energia e delle materie prime. Ci avviciniamo a un appuntamento elettorale importante e fino a poco tempo fa non programmato. Qualunque sia il Governo che guiderà il nostro Paese credo che dovrà mettere al centro l’emergenza primaria delle famiglie italiane, promuovendo una politica di ridistribuzione dei redditi a beneficio della maggioranza, affrontando il nodo energetico con misure che permettano alle imprese di rimanere sul mercato e ai cittadini di non pagare costi insostenibili. C’è bisogno, come il Rapporto Coop mostra, di dirottare risorse incisive a favore dei consumi agendo per esempio sulla defiscalizzazione dei prodotti di base e con una rinnovata politica ambientale in linea con l’emergenza del momento. Le imprese della distribuzione commerciale registrano costi dei prodotti e dell’energia in fortissima crescita e finora hanno contenuto gli aumenti dei prezzi al consumo delle famiglie; i bilanci e con essi la stabilità delle imprese possono andare in crisi; non chiediamo aiuti di stato, ma di mettere un tetto ai rialzi dell’energia e di sostenere la domanda interna dei consumi”.
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