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Le aziende del terziario puntano sulla vendita online

La conoscenza delle tecnologie ha assunto un ruolo decisivo nel processo di vendita e lo sviluppo di nuove competenze è diventata una necessità avvertita da tutti i quadri del settore, con il 66% delle aziende che ha reagito alle restrizioni puntando sull’e-commerce.



Sono questi i dati principali emersi dalla ricerca sull’evoluzione del mercato del lavoro nel terziario, commissionata da Quadrifor ed Ebinter, e condotta da Doxa.

Tra le aree analizzate, l’indagine, avviata nel 2020, ha riguardato anche gli effetti della digitalizzazione sui lavoratori del retail, in particolare sulla figura dell’addetto alle vendite, e dei bisogni formativi emersi durante la pandemia. Il campione esaminato ha coinvolto nello specifico 407.929 lavoratori dipendenti, 172.316 impiegati a tempo pieno, 225.870 impiegati a tempo parziale e 9.743 quadri.

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Le restrizioni patite dai canali di vendita hanno accelerato alcune importanti innovazioni. Sono cambiate le modalità di acquisto e i consumi, facendo della personalizzazione del prodotto e della capacità di anticipare le tendenze passaggi fondamentali da presidiare con il supporto del digitale. La metà del campione intervistato ha visto nelle limitazioni imposte dalla pandemia un’occasione per adottare dei cambiamenti.

Il principale è stato il potenziamento dell’e-commerce tramite un sito dedicato: grazie al maggior ricorso alle tecnologie e alla consapevolezza maturata circa l’importanza di adottarle, il 66,2% dei quadri ha puntato sulla vendita online. Sempre sulla linea dell’innovazione tecnologica, al secondo posto c’è il potenziamento della vendita tramite social network, seguito dal potenziamento dell’e-commerce tramite siti generalisti e dall’introduzione dell’e-commerce tramite sito dedicato.

Le potenzialità della vendita online hanno tracciato un solco profondo: sia che svolga il suo lavoro come assistente online, sia che lo faccia nel punto vendita, il retailer deve conoscere entrambi i sistemi, integrare i processi e utilizzare le tecnologie digitali. In breve è diventato una figura “anfibia”, che opera tra il fisico e digitale inglobando vecchie e nuove competenze.

L’introduzione di grandi cambiamenti si è accompagnata alla necessità di una crescita professionale. Secondo i risultati dell’indagine, la scelta di formare i propri dipendenti è stata presa dal 47% delle imprese in cui lavorano i quadri intervistati. I corsi di formazione si sono concentrati soprattutto su marketing, customer care, strategie di fidelizzazione cliente e social media management.

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Il 68,3% dei quadri intervistati ha seguito i corsi di formazione da remoto. Tuttavia, restano ampi aspetti su cui i middle manager del terziario sentono di aver bisogno di maggiore preparazione. Ai primi posti ci sono la capacità di pensiero strategico in un’ottica di miglioramento continuo, seguita dalla capacità di “fiutare” il cambiamento, immaginando nuovi scenari e anticipando i bisogni dei clienti.

Molto sentita è anche la necessità di essere costantemente aggiornati sulle nuove frontiere tecnologiche, acquisendo una vision digitale. I quadri vorrebbero saper identificare KPI efficaci per il lavoro del proprio team in modo da identificare i talenti digitali e individuare i gap di competenze e saper coinvolgere e valorizzare tutti gli interlocutori interessati dal cambiamento. Più di un quadro su cinque nomina anche la necessità di rompere le barriere, fatte di pregiudizi e resistenze, che potrebbero ostacolare cambiamenti necessari.

“Digitalizzazione, innovazione e competitività sono le sfide comuni che stanno coinvolgendo tutte le aziende, chiamate a ripensare competenze e capacità dei propri dipendenti e quadri” sottolinea Rosetta Raso, Presidente di Quadrifor. “I cambiamenti in atto impongono a chi come noi osserva il sistema di approfondire le implicazioni lavorative, professionali e umane di questa trasformazione e di individuare i correttivi da apportare e le azioni da intraprendere, per accompagnare al meglio i lavoratori in questo percorso di auspicata ripartenza del Paese, unitamente alle aziende del settore”.

“La ricerca evidenzia un gap salariale a danno delle donne ancora significativo, sebbene nel Terziario distributivo sia leggermente inferiore a quel che caratterizza altri settori dell’economia”, evidenzia Marco Marroni, Presidente di Ebinter. “Bisogna superare lo stereotipo femminile che caratterizza alcune professioni e impedire che le donne cadano nella cosiddetta ‘segregazione occupazionale’, spinte da un modello culturale che attribuisce solo a loro la cura dei figli, dei genitori anziani, della casa e di tutta la famiglia. È una battaglia culturale prima ancora che politica che anche le parti sociali devono affrontare insieme”.

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