In un’ottica di economia circolare, il fattore riciclo è di vitale importanza e coinvolge i fabbricanti, ma sensibilizza anche il consumatore finale. E in questo scenario, il valore dell’etichetta ambientale è decisivo per una comunicazione trasparente e sostenibile.
Appunto per questi motivi, l’iter di etichettatura deve essere svolto nel rispetto delle norme. Il Testo Unico Ambientale recepisce infatti le direttive europee in materia di ambiente e si applica unicamente all’Italia. Ne deriva che anche l’obbligo di etichettatura degli imballaggi, nella forma in cui è proposto, vige esclusivamente per gli imballaggi immessi sul territorio nazionale e per tale ragione, le informazioni devono essere riportate in italiano.
L’art. 219 Dlgs 152/2006 modificato da Dlgs 116/2020 prevede poi che tutti gli imballaggi devono essere opportunamente etichettati secondo le modalità stabilite dalle norme tecniche UNI applicabili ed in conformità alle determinazioni adottate dalla Commissione dell’Unione Europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi.
Non solo. I produttori hanno l’obbligo di indicare, ai fini della identificazione e classificazione dell’imballaggio, la natura dei materiali utilizzati, sulla base della decisione 97/129/CE della Commissione. Inoltre, l’art. 218 Dlgs 152/2006 chiarisce la definizione di imballaggio: “il prodotto, composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere determinate merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, a proteggerle, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all’utilizzatore, ad assicurare la loro presentazione, nonché gli articoli a perdere usati allo stesso scopo.”
Il 28 febbraio scorso, in più, è stata pubblicata la Legge di conversione n.15 del 25 febbraio 2022 che va a modificare il “Decreto Milleproroghe” del 30/12/2021. L’obbligo di etichettatura ambientale slitta così all’1/01/2023. La legge stabilisce anche che il Ministero della Transizione Ecologica dovrà provvedere ad emanare delle "linee guida tecniche" per l’etichettatura ambientale degli imballaggi entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione.
Fortunatamente, sul fattore riciclo in Europa l’Italia la fa da padrona grazie alla più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti raccolti. Il rapporto Symbola afferma difatti che il nostro Paese raggiunge un "tasso di riciclo pari al 79%, mentre la Francia è al 56%, il Regno Unito al 50%, la Germania al 43%". Inoltre, è uno dei pochi Paesi europei ad aver migliorato dal 2010 al 2018 le sue prestazioni con il +8%.
“In questo contesto, in cui da anni in questo specifico campo, otteniamo dei buoni risultati, l’etichetta svolge un ruolo chiave, dando le indicazioni sul tipo di materiale con cui è fatto l’imballo e sulle modalità corrette per lo smaltimento, rispettando sempre e comunque le indicazioni di ogni singolo comune”, afferma Elena Fontana, Project Manager CPS di TÜV Italia. ”L’etichettatura ambientale, dunque, si sta dimostrando sempre più come un veicolo di informazione e di relazione diretta con il cliente, in grado di comunicare ed instaurare fiducia rispetto al brand e ai valori dell'azienda in cui il consumatore si rispecchia”.
A tal proposito, TÜV Italia ha realizzato un white paper sull’economia circolare, dove vengono illustrati e indagati temi della più stretta attualità per la salvaguardia del Pianeta: dalla progressiva eliminazione del concetto di rifiuto, da trasformare in una risorsa redditizia, il superamento di un mercato esclusivamente dedito alla vendita, con il passaggio a nuove forme di rapporto e condivisione di prodotti e servizi fra l’impresa industriale e i consumatori, sono concetti che si vanno affermando in tutto il mondo.