Retail High Street verso una graduale ripresa: crescono il digitale e gli Hybrid Store
Eppur si muove. Si può riassumere in questa famosa locuzione di Galileo Galilei la situazione del retail italiano dopo lo “tsunami” della pandemia di Covid-19. A evidenziare i primi timidi segnali di una vera e propria graduale ripresa sono i dati che emergono dal nuovo studio “Report Fashion High Street 2021 - come il comparto sta reagendo agli effetti della pandemia” di World Capital e Federazione Moda Italia che si è posto come principale obiettivo quello di indagare le performance e i valori di mercato delle principali High Street italiane e mondiali.
Secondo lo studio, il mercato immobiliare Retail High Street italiano è attualmente trainato dal Nord, con una percentuale di tasso di sconto in lieve diminuzione, una forbice dei canoni di locazione che si allarga e i rendimenti in lieve ridimensionamento. Scenario più stabile al Centro, mentre al Sud nelle vie dello shopping i canoni di locazione risultano ancora in lieve calo. Sempre dalla survey emerge anche che le prime posizioni del ranking italiano delle High Street rimangono pressoché invariate rispetto al semestre precedente con Via Montenapoleone (10.800 euro/mq/anno, canone massimo +3%) a Milano, Via dei Condotti (9.600 euro/mq/anno, canone massimo +2%) e Piazza di Spagna (7.450 euro/mq/anno, canone massimo +1%) a Roma. Dal mese di aprile, inoltre, la percentuale di aziende che ha optato per la cassa integrazione risulta in costante calo.
Altra interessante ricerca è quella realizzata dal Dipartimento di Ricerca di World Capital (Snapshot “Tendenze emergenti del comparto retail post Covid19”), volta ad analizzare come l’e-commerce stia rivoluzionando lo store fisico, e come stia cambiando il suo stesso paradigma, non più solo sales-oriented, ma molto più hybrid ovvero come luogo di eventi e scambio di esperienze, oltre che per la vendita. Per quanto riguarda infatti la risposta dei consumatori, il trend si orienta maggiormente verso un progressivo ritorno agli acquisti nei negozi di prossimità dopo il forzato ricorso all’online. Sul fronte dei canali di vendita online, invece, dal mese di marzo a luglio i social network e i siti web sono stati i mezzi privilegiati dai commercianti, con una lieve diminuzione ad agosto. Il digitale sembra così giocare un ruolo del tutto fondamentale, sia per il consumatore sia per gli operatori commerciali, anche per veicolare in modo chiaro e innovativo identità, proposte e servizi. Nel mercato del lusso, ad esempio, le vendite online hanno costituito in tutto il mondo 49 miliardi di euro nel 2020, in crescita rispetto ai 33 miliardi di euro del 2019. E per il futuro, si stima che tra il 2021 e il 2025 la dimensione del mercato e-commerce potrebbe crescere a livello globale a un tasso annuale del +11,6%
“La pandemia ha portato alla chiusura complessiva dei nostri negozi per 138 giorni, pari al 35% della capacità lavorativa. Di questa situazione si sono sicuramente avvantaggiati i colossi del web. Quelle multinazionali ben strutturate anche dal punto di vista logistico che hanno ottenuto una importante rendita di posizione e sulle quali continuiamo a ribadire la necessità di parità di regole nonché di una coerente tassazione. Abbiamo, quindi, sottolineato al Governo l’improcrastinabile necessità di estendere, nella prossima manovra di bilancio, il contributo sotto forma di credito d’imposta del 30% delle eccedenze di magazzino, ad oggi previsto solo per l’industria della moda, anche e soprattutto alla distribuzione commerciale del fashion. C’è da dire, comunque, che questo periodo è stato utile per accelerare anche il percorso di digitalizzazione dei nostri store. Basti pensare che nel 2019 solo il 14,4% delle imprese del dettaglio moda aveva associato alla vendita tradizionale l’e-commerce. Nei primi mesi del 2021, tale percentuale è salita al 51,2%” commenta Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia.
“Volendo fare una previsione per il futuro, possiamo ipotizzare che, se gli incubatori commerciali vorranno adeguarsi e reagire all’attuale domanda dell’e-commerce e alla forte saturazione della domanda dettata da un’offerta sovradimensionata, dovranno puntare su particolari fattori – dichiara Andrea Faini, CEO di World Capital – In primo luogo ci si dovrà orientare su spazi flessibili e polifunzionali, degli “entertainment centre”, veri e propri luoghi mixed-use in cui non solo fare shopping, ma anche vivere, lavorare e divertirsi. Non mancherà la componente digital con servizi di delivery e click and collect, tecnologie per la sosta innovativa e molto altro. Ma anche spazi sostenibili e a basso impatto.”
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