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Supply chain: 3 dirigenti italiani su 4 intendono apportare modifiche
Secondo il “Supply Chain Barometer 2023: Pressure on Cost Continues” condotto da Fti Consulting 3 dirigenti italiani su 4 afferma di voler modificare in modo opportunistico parti della propria supply chain in risposta a eventi recenti quali la pandemia da Covid-19, la guerra russo-ucraina che ha provocato una carenza di materie prime a livello globale e un aumento delle pressioni inflazionistiche, o ancora i cambiamenti della domanda dei consumatori, che richiedono una scelta più ampia e una disponibilità sempre più rapida.
A fronte di un 65% di manager italiani che prevede un aumento dei costi fino al 10% nell’anno fiscale in corso, gli intervistati – 450 responsabili della gestione della supply chain in Italia, Germania e Spagna – guardano a una serie di strategie volte a potenziare la resilienza delle proprie catene di approvvigionamento.
Dalla ricerca emerge che il 38% degli intervistati ha infatti in programma di siglare contratti di fornitura di lungo periodo o partnership strategiche, il 37% prevede di rafforzare i rapporti con i propri fornitori e il 36% di instaurarne di nuovi in altri Paesi dell’Unione Europea, per garantire efficienza e flessibilità maggiori. In risposta alle pressioni sui margini operativi, i leader aziendali di tutta Europa stanno mettendo in atto iniziative per la riduzione dei costi, con il 65% degli intervistati che dichiara di concentrarsi sulla riduzione delle spese per l’energia.
La survey conferma la carenza di manodopera qualificata, ritenuta dal 47% degli intervistati uno dei principali fattori di disruption. In Italia, questo deficit è confermato dagli intervistati soprattutto nei settori del food e del fashion. La scarsità di personale qualificato rappresenta una sfida su più fronti, causando un aumento del costo del lavoro e il rischio che vengano meno competenze critiche interne, il che ostacola non solo la capacità produttiva, ma anche la realizzazione di iniziative strategiche che impattano la supply chain.
La ricerca evidenzia una crescente consapevolezza dell’importanza delle tematiche Esg nelle attività aziendali: il 42% degli intervistati a livello europeo considera la strategia di decarbonizzazione un vantaggio competitivo. Un trend prevalente tra gli intervistati è rappresentato poi dal rapporto tra le attività di decarbonizzazione e gli sforzi per migliorare l’efficienza energetica e ridurre i costi. Questo aspetto si nota in particolare tra gli intervistati italiani (53%) e spagnoli (52%), che evidenziano come l’integrazione delle attività Esg nelle principali strategie aziendali conduca a vantaggi tangibili.
Il 52% degli intervistati ritiene di non aver completato il proprio processo di digitalizzazione. Le differenze tra i Paesi intervistati sono notevoli soprattutto nel settore dei beni di consumo, dove solo il 20% degli intervistati italiani dichiara un elevato livello di digitalizzazione, rispetto a quasi il 60% delle controparti spagnole.
“Per avere successo in un contesto in così in rapida evoluzione è necessaria una trasformazione end-to-end della supply chain – dichiara Francesco Leone, senior managing director e head of corporate finance & restructuring di Fti Consulting in Italia – basata su una strategia ben definita e un’esecuzione efficace, in grado di affrontare gli scenari più dirompenti. Per garantire un successo duraturo, le organizzazioni italiane ed europee dovranno rivedere le proprie strutture di costo, ottimizzare l’utilizzo delle risorse finanziarie aziendali, investire nella diversificazione e nel contingency planning, mantenendo i contatti con i partner globali esistenti e sviluppando relazioni di lungo periodo con i player regionali”.