Anno 2019
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E-commerce e aumento dei resi: un gap da affrontare nell’epoca dello shopping on line
Ordinare on line, ricevere, provare e, a volte, rendere il prodotto: è questo il circolo vizioso che sta ostacolando la digital economy, in particolare, nel settore del pronto moda. Durante il 2018, nel comparto dell’abbigliamento e soltanto negli USA, il valore dei capi restituiti ha raggiunto i 369 miliardi di dollari, equivalenti al 10% delle vendite.
Si tratta di numeri destinati ad aumentare con effetti collaterali sia sulle imprese che sull’ambiente: difatti, il trasporto è la prima causa di inquinamento e l’aumento degli imballaggi si traduce, ogni anno, in circa 1 miliardo di alberi abbattuti. A rendere noti questi dati è “DressYouCan”, sito specializzato nel noleggio di abiti e accessori, che ha raccolto e analizzato una cospicua serie di fonti statistiche e pubblicistiche.
Caterina Maestro, Founder di DressYouCan, sottolinea: “Il fashion renting può rivelarsi particolarmente utile per ridurre il numero dei resi, contribuendo alla salute dell’ambiente. Con il noleggio, infatti, è possibile ottimizzare il consumo rendendolo sostenibile, indossando abiti sempre nuovi senza alimentare gli sprechi tipici del fast fashion. Il fashion renting è candidato a diventare un prezioso alleato di brand e stilisti, poiché noleggiare i fondi di magazzino potrebbe rivelarsi la soluzione per diminuire il volume dei rifiuti tessili, un grave problema per l’ambiente dal momento che solo l’1% viene veramente riciclato”.
Oggi, la possibilità di restituire un vestito o, comunque, un oggetto acquistato on line è uno dei principali elementi che influenzano l’acquisto, tanto che, secondo un recente studio pubblicato su “The Journal of Marketing”, le aziende che offrono resi gratis aumentano le proprie vendite in misura pari al +457%. Inoltre, come riportato da “GreenBiz”, nel 2020, proprio negli USA, il valore dei resi si attesterà alla cifra record di 550 miliardi di dollari, segnando un +75% rispetto al 2016. Tra gli effetti collaterali, occorre considerare l’over packaging, con l’enorme quantità di scatole di cartone e di involucri di plastica che vengono generati nel processo di restituzione: secondo quanto calcolato dalla rivista statunitense “Fast Company”, ogni anno, negli USA, vengono spediti 165 miliardi di pacchi, un numero che si traduce in un ricorso ingente all’utilizzo di materie prime, soprattutto, di tipo cartaceo.
Tra le cause che spingono i consumatori a rendere la merce acquistata rientrano le misure, spesso, non calcolate in modo accurato. Infine, emerge la presenza di veri e propri serial returner, che fanno spese compulsive e continue, sentendosi garantiti dalla possibilità di restituire quanto acquistato. Di certo, la questione relativa ai resi on line richiederà una crescente attenzione da parte dei player dell’e-commerce, chiamati necessariamente a elaborare appositi correttivi, seppure non semplici da elaborare e pianificare.