Secondo quanto rilevato da AccessiWay, società specializzata nel settore dell’accessibilità digitale, la Gdo, l’e-commerce (in particolare nel settore della moda) e la Pubblica Amministrazione restano i comparti più arretrati in tema di inclusione attraverso i propri touchpoint (siti web, app, aree login).
In Italia il tema della disabilità riguarda 13 milioni di persone, oltre il 20% della popolazione complessiva, in Europa 80 milioni, mentre nel mondo il dato si attesta intorno a 1 miliardo. A livello economico, ciò significa 500 miliardi di dollari di spesa annua globale e 40 miliardi di dollari in Europa, con il 98% dei siti web non accessibili e due terzi delle transazioni online abbandonate. A partire dal prossimo 28 giugno, con l’entrata in vigore dello European Accessibility Act (Eaa), le aziende potranno immettere sul mercato solo prodotti e servizi accessibili digitalmente, pena il pagamento di sanzioni amministrative a seconda della loro dimensione.
La direttiva punta a far sì che imprese e PA producano ed eroghino servizi e prodotti digitali che rispettino i requisiti di percepibilità, operabilità, comprensibilità e robustezza, verificando costantemente la propria posizione e mantenendo la documentazione relativa per almeno 5 anni. AccessiWay supporterà Big Corp, Pmi e PA nel mantenimento degli standard e nella costante formazione del personale, proponendo soluzioni scalabili e inserendosi in un mercato che vede, a livello mondiale, oltre 1 miliardo di touchpoint digitali, di cui solo il 2-3% accessibili, e una spesa di 7 triliardi di euro all’anno da parte di persone con disabilità. Si aggiunge a questo la percentuale del 73% delle persone con disabilità che abbandona semplici transazioni online.
“Le normative europee hanno spostato la narrazione sull’accessibilità da un tema di controllo della conformità a un investimento strategico – commenta Amit Borsok, co-founder and ceo di AccessiWay – invece di costituire un ostacolo, creano un quadro chiaro che spinge grandi aziende e soprattutto Pmi a investire in tecnologie e servizi accessibili per ampliare il proprio mercato. Per molte realtà, soprattutto quelle che operano in più Paesi dell’UE, l’accessibilità è passata da un ‘nice-to-have’ a una necessità competitiva, se consideriamo poi che le normative offrono prevedibilità e standardizzazione, riducendo l’incertezza per gli investitori e aprendo a nuove opportunità di innovazione”.