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Anno 2018

Raccogliere i dati per prevenire gli eventi

Politiche di prevenzione e nuovi strumenti predittivi. I dati dello Studio sulla Sicurezza nel Retail in Italia.

I furti e le cosiddette differenze inventariali (ovvero la disuguaglianza tra l’inventario fisico dei beni in magazzino e sugli scaffali e le risultanze delle apposite scritture contabili) sono temi da sempre cruciali per i settori Retail e Grande Distribuzione Organizzata. Come si legge nello Studio sulla Sicurezza nel Retail in Italia, realizzato con il nostro supporto da Crime&Tech dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con il Laboratorio per la Sicurezza, “Nel 2016, in media, le differenze inventariali hanno rappresentato l’1,1% del fatturato (circa 2,3 miliardi di euro) delle aziende nel settore Retail in Italia”.

Se i principali responsabili delle differenze inventariali sono, appunto, i furti, la stessa ricerca ci aiuta a osservare come questi si modifichino in base alla tipologia merceologica, alla categoria di store e alla sua ubicazione: maggiori, per esempio, sono i taccheggi che coinvolgono prodotti ad alto valore economico, facilmente occultabili e di maggiore rivendibilità (come, per esempio, abbigliamento e oggetti della categoria Fai da Te) e sono numericamente superiori gli episodi presso i punti vendita situati in aree periferiche o in centri commerciali di grandi dimensioni, comparati a quelli che riguardano negozi situati in città.

La raccolta di informazioni e dati, tramite le moderne tecnologie, con l’obiettivo di prevenzione dei furti, oggi, deve essere in cima alle priorità dei retailer, al pari dell’attuazione di vere e proprie politiche di prevenzione. Proprio in quest’ottica, la ricerca mostra come l’identificazione di categorie precise di soggetti che compiono questo tipo di  reati possa contribuire significativamente alla messa in atto, per le aziende, di tattiche mirate a ridurre il rischio e limitare gli episodi. Si legge, per esempio, che le fasce di età più ricorrenti dei “ladri di negozi” sono 18-25 e 26-40 tra gli uomini (soprattutto nel Fai da Te, Stazioni di Servizio e nel Lusso) e 26-40 tra le donne (soprattutto, nel Beauty & Cosmetics, nelle Calzature e nell’Abbigliamento), mentre è in termini di nazionalità che prevalgono i soggetti dell’Est Europa. Le tipologie e sicuramente le modalità di furto evolvono al pari degli strumenti a disposizione oggi delle aziende.

Come emerge dallo Studio, per esempio, oggi, uno dei modus operandi più frequenti sembra essere l’uso di borse schermate con fogli di alluminio o simili, mirato a evitare i sensori antitaccheggio nei punti vendita. Ecco che un’accurata analisi predittiva, attuata anche attraverso l’utilizzo corretto di sistemi antitaccheggio, si sta imponendo come nuovo trend all’interno del mondo Retail, in quanto supporta non solo una logica di previsione, ma anche di riduzione dei costi di gestione della sicurezza, calibrata con precisione in base al rischio futuro. Oggi, gli strumenti predittivi forniscono al settore la capacità di estrapolare, analizzare e mettere in relazione un'enorme mole di dati (i cosiddetti Big Data) per scoprire legami tra fenomeni diversi e prevedere quelli futuri; al contempo, la tecnologia offre soluzioni antitaccheggio RFID (Radio-Frequency Identification) progettate proprio per rispondere a questa esigenza.

Checkpoint Systems, oggi, leader mondiale per le soluzioni di disponibilità della merce e prevenzione delle perdite nel settore Retail, ha fatto propria questa filosofia di raccolta dati in previsione di eventi futuri. I nostri sistemi di sicurezza, i software di monitoraggio da remoto e le etichette dotate della tecnologia RFID rappresentano i partner tecnologici ideali, che permettono di raccogliere una mole notevole di dati, radiografando, per esempio, con precisione la tipologia della merce e i momenti in cui è maggiormente sottratta illegalmente dagli store. Inoltre, la tecnologia wireless che abbiamo integrato nelle nostre soluzioni permette di registrare un numero ancora maggiore di dati e di sincronizzarli a un database centrale attraverso il cloud, per conservare e poter utilizzare le informazioni per un periodo di tempo idealmente infinito, ai fini di prevenire i furti e anche di elaborare tattiche marketing a valore aggiunto.

A fronte delle premesse e dei dati sul settore che la Ricerca ha permesso di mettere in luce, i retailer italiani non destinano ancora un livello sufficiente di investimenti in sicurezza: oggi, questi ultimi si aggirano intorno allo “0,5% del fatturato, con differenze sensibili tra i settori merceologici”. Al contempo, è necessario per le aziende avvalersi di sistemi di sicurezza avanzati, da installare non solo come deterrente ai furti, ma anche come veri e propri collettori di Big Data, utili per identificare modelli di comportamento e per prevedere (e, quindi, limitare) i furti.

Alberto Corradini
Country Manager Italia di Checkpoint Systems
(www.checkpointsystems.com/it)

       
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