Anno 2018
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Cushman & Wakefield: in Italia, il real estate rallenta nel primo semestre, ma la domanda resta alta per retail e logistica
Secondo i dati diffusi da Cushman & Wakefield, nel nostro Paese, il volume investito nel real estate, nel corso del primo semestre 2018, si è attestato a circa 3,3 miliardi di euro, riportando una diminuzione pari al -40% rispetto allo stesso periodo del 2017 (anno record per l’Italia), il cui volume è stato comunque decisamente superiore alla media decennale.
Il settore direzionale, storicamente privilegiato dagli investitori italiani e internazionali, ha segnato la contrazione maggiore e ciò prevalentemente a causa dell’offerta limitata di prodotto. In tale scenario, è Milano a confermarsi al centro degli interessi degli investitori con circa 800 milioni di euro di transazioni. In particolare, uffici direzionali e retail continuano a rappresentare i principali settori di attività per il real estate. Anche la logistica è oggetto di grande attenzione e i volumi relativi ai primi sei mesi dell’anno registrano un incremento rispetto al 2017.
In linea generale, il mercato italiano del real estate resta molto polarizzato tra gli investitori core che offrono valori record pur di assicurarsi asset prime e gli investitori opportunistici o value add, disposti ad assumere un rischio più elevato per creare valore da sviluppi o da riqualificazioni, soprattutto, nel settore direzionale, con una prospettiva di segno positivo del mercato delle locazioni negli anni a venire.
Joachim Sandberg, Head of Italy and Southern Europe Region di Cushman & Wakefield, ha così illustrato il trend di scenario: “La prima metà dell’anno è stata comunque dinamica. Sicuramente la situazione di stallo politico alla fine di maggio, seppur transitoria, ha rappresentato un ulteriore elemento d’incertezza sul Paese che ha rallentato l’attività d’investimento. Alcuni investitori si sono raffreddati sull’Italia, valutando le opportunità con maggior cautela rispetto al recente passato, ma l’interesse rimane forte, anche in un’ottica di diversificazione europea”.
Inoltre, Sandberg ha sottolineato: “Si possono evidenziare alcuni trend che hanno caratterizzato il primo semestre: i capitali internazionali continuano a rappresentare la componente principale degli investimenti (circa 65%), ma l’attività degli investitori domestici (35%) è in aumento rispetto al 2017; continua la compressione dei rendimenti prime, con transazioni uffici chiuse sotto il 3,5%, segnale di un mercato in salute in cui l’interesse continua a essere forte. E, infine, la conferma dell’attenzione verso lo sviluppo immobiliare, sia che si tratti di grandi progetti di rigenerazione urbana, oppure di singoli immobili da valorizzare”.