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Technoretail - La crisi della supply chain colpisce il 51% delle industrie italiane
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La crisi della supply chain colpisce il 51% delle industrie italiane

Solo il 62% degli intervistati in Italia ha ancora fiducia in una possibile ripresa della supply chain. È quanto emerge da uno studio commissionato da reichelt elektronik all’istituto di ricerca OnePoll condotto durante il mese di gennaio 2022 su un campione di 250 decision-maker IT del settore manifatturiero italiano.



Il 51% dei rispondenti italiani evidenzia difatti come i ritardi della supply chain abbiano avuto un forte impatto sulla loro azienda nell’ultimo anno, soprattutto in termini di fermo produzione: mentre nel periodo gennaio-maggio 2021 le aziende avevano registrato una media di 36,8 giorni di fermo produzione a causa dei colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento, le analisi condotte a otto mesi di distanza segnano un aumento del 20%, pari a 44,2 giorni di fermo produzione verificatisi in media durante gli ultimi dodici mesi.

Di conseguenza, il 40% delle aziende partecipanti al sondaggio ha deciso di aumentare le scorte a magazzino, seppur non in modo significativo, a fronte di un 46% di aziende che avevano preso tale decisione già a maggio 2021. Ciononostante, la situazione attuale del mercato e la volatilità delle catene di approvvigionamento stanno causando rallentamenti anche nel reperimento delle scorte, in particolare di componenti o materiali critici.

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Non solo. Il 34% teme addirittura che l’attuale instabilità delle catene di approvvigionamento possa innescare un aumento del costo dei componenti critici, come la microelettronica, mentre  il 12% dei decision-maker intervistati afferma come anche la mancanza di lavoratori qualificati sia un elemento importante da considerare e fonte di preoccupazione.

In questo contesto, più della metà dei rispondenti ha internalizzato la produzione di alcuni prodotti; il 28%, invece, ha intenzione di ricominciare a produrre internamente alcuni prodotti.

Il 68% delle aziende italiane rispondenti al sondaggio ritiene che l’aspetto di primaria importanza riguardi la capacità di garantire e rispettare la sicurezza delle forniture. Vi sono anche altri elementi decisionali decisivi, quali una differenza di prezzo minima, una stabilità di prezzo a lungo termine e un miglior equilibrio ambientale rispetto alla concorrenza.

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Inoltre, il 53% delle aziende giudica positivamente il sostegno dello Stato, mentre il 44% ritiene che siano necessari maggiori sostegni per la ricerca sulle tecnologie del futuro e la produzione di componenti essenziali.

Una volta terminata la crisi della supply chain, infine, il 60% delle aziende ritiene che tornerà in auge l’approccio Just-in-Time, con la differenza che si continuerà a tenere alte le scorte a magazzino dei componenti più critici.

       
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