Secondo uno studio condotto da Contentsquare, azienda specializzata nella digital analytics, gli italiani risultano tra i consumatori online più frustrati d’Europa: il 43,1% delle sessioni digitali presenta chiari segnali di disagio, con livelli di frustrazione in aumento del 20% rispetto al 35,9% registrato nel 2024.
Tale fenomeno, tuttavia, non è esclusivamente italiano. La frustrazione digitale è diffusa a livello europeo: il 40,1% delle sessioni online presenta segnali di irritazione, con picchi del 40,8% in Francia e del 41,1% in Germania. Che si tratti di fare acquisti online, prenotare un viaggio o gestire le proprie finanze, gli utenti si scontrano spesso con esperienze poco soddisfacenti, causate principalmente da bug (23%) o da tempi di caricamento eccessivi (16,9%). Sempre più utenti ricorrono al cosiddetto rage-clicking, ovvero clic ripetuti e frenetici dettati dalla frustrazione, nel tentativo di ottenere una risposta dal sito. Questo comportamento non solo evidenzia un disagio diffuso, ma rappresenta anche una sfida concreta per le aziende, che devono ripensare le proprie esperienze digitali per migliorare usabilità e soddisfazione del cliente.
La frustrazione digitale costituisce un rischio significativo per i marchi: gli utenti abbandonano rapidamente i siti che non funzionano in modo efficace, con conseguenze dirette in termini di vendite perse, carrelli abbandonati e calo della fiducia nei confronti del brand. In un mondo sempre più connesso, garantire un’esperienza online fluida e priva di ostacoli non è più un vantaggio competitivo, ma una condizione essenziale per il benessere dell’utente e il successo aziendale. I brand che investono nell’ottimizzazione delle proprie piattaforme digitali possono ridurre la frustrazione fino a 4,5 volte. Per trattenere i clienti, rafforzarne la fidelizzazione e consolidare la propria reputazione, le aziende devono puntare su siti web rapidi, affidabili e semplici da navigare.