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Le differenze inventariali coinvolgono anche il settore del Fai-da'Te

In drastico calo rispetto agli anni precedenti la percentuale di differenze inventariali nel comparto Fai-da-Te ammonta all’1,67%, anche se il 67% dei retailer afferma di aver subito un aumento delle perdite dovuto alle misure restrittive legate alla pandemia.



È quanto emerge dallo studio La Sicurezza nel Retail in Italia 2021, realizzato da Crime&tech, spin-off dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, con il supporto di Checkpoint Systems Italia e la collaborazione del Laboratorio per la Sicurezza.

Se furti e i taccheggi sono tra le cause principali delle differenze inventariali per il Fai-da-te, con un valore medio della refurtiva pari a 21 euro, infatti, lo studio ha evidenziato anche quali siano i cosiddetti hot products per il comparto, ovvero quella tipologia di merce che risulta più a rischio di furti a causa di alcune caratteristiche, come la facilità di trasporto e l’occultabilità, il valore, l’appetibilità per il consumatore e la rivendibilità. Al primo posto dei prodotti più rubati si sono classificati per numero di pezzi le lampadine, seguite dalle pile e dalle spine e prese elettriche.

Technoretail - Le differenze inventariali coinvolgono anche il settore del Fai-da'Te

Da un punto di vista invece di valore economico della merce, i prodotti più soggetti a taccheggi sono risultati essere invece gli elettroutensili, gli utensili manuali e gli apparecchi per riscaldamento/raffreddamento delle abitazioni.

Secondo quanto riportato dai rispondenti alla survey, inoltre, c’è stata una certa omogeneità tra giorni della settimana rispetto agli altri settori merceologici nel verificarsi di eventi criminali, con una leggera prevalenza del weekend. Tuttavia nel caso specifico del Fai-da-te, oltre al sabato e alla domenica, anche il lunedì sembrerebbe essere stato uno dei giorni di picco dei furti.

Oltre alle cause esterne, di natura criminale, sono poi rilevanti nel Fai-da-te anche quelle di natura operativa, che vedono al primo posto gli errori amministrativi, seguiti da scarti e rotture, sfridi e merce scaduta o deteriorata.

In termini di impatto delle misure restrittive legate alla pandemia sul valore delle differenze inventariali per settore merceologico, per il comparto DIY un 33% dei rispondenti ha dichiarato di non aver rivelato nessun cambiamento, ma un più consistente 67% ha invece registrato un aumento delle perdite, individuando inoltre, tra le voci che hanno maggiormente inciso su tale aumento, i furti esterni, seguiti da quelli interni e dagli errori amministrativi.

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"Studiare contromisure sempre più efficaci a contrasto delle perdite deve perciò continuare ad essere una priorità e l’adozione di un approccio olistico che preveda la messa in atto di un mix di misure di sicurezza tradizionali e di programmi di Protezione alla Fonte basati su tecnologia RFID può rappresentare la soluzione", tiene a precisare Alberto Corradini, Business Unit Director Italy Checkpoint Systems.

Una strategia efficace per ridurre l’incidenza di atti criminali, anche per un comparto per il quale effettivamente la ricerca ha messo in luce un’incidenza importante della pandemia, dovrebbe per cui puntare sull’implementazione di programmi di Protezione alla Fonte lungo tutta la supply chain a vantaggio di una visione chiara e completa di tutto lo stock e di efficaci valutazioni sulle opzioni di protezione da attuare per evitare disallineamenti dell’inventario e ridurre l’out-of-stock.